Pur non essendo lesioni gravi né contagiose, le afte sono delle ulcerazioni della mucosa della bocca molto fastidiose e dolorose per il paziente e soprattutto sono percepite come un problema per il fatto che gli episodi si ripetono con una certa frequenza (variabile da persona a persona).
La presenza di un’afta, specie se di grandi dimensioni, può rendere difficile e dolorosa l’alimentazione per più giorni e causare spossatezza al paziente.
La medicina ufficiale non ha ancora potuto identificare le cause che fanno insorgere le afte e quindi neanche identificare un’efficace terapia o una possibile prevenzione degli episodi.
Vi è spesso una familiarità e questo suggerisce che ci sia una predisposizione genetica. È frequentemente innescata da fattori ormonali (ciclo mestruale e gravidanza) che determinano cambiamenti a livello delle mucose. È fortemente correlata a condizioni di stress e di surmenage psicofisico, quindi ai soggetti predisposti capita di avere l’afta proprio quando sono a ridosso di un esame, o quando sono reduci da una influenza o sono in periodo di fatica accumulata o quando fanno un viaggio che modifica l’alimentazione e le condizioni climatiche.
Ad oggi, la terapia per curare le afte consiste nel:
Possiamo dire che l’afta rappresenta un campanello d’allarme non tanto pericoloso quanto estremamente fastidioso che ci rimanda a una molteplicità di problematiche dei pazienti che ne soffrono: genetiche, alimentari, immunologiche, di stress acuto o cronico, di disbiosi intestinale. Inoltre per ogni paziente questi fattori hanno un peso percentuale diverso o si combinano tra loro in modo diverso .
Il compito del dentista è rimuovere fattori locali scatenanti e supportare il paziente con prodotti per gestire e ridurre il dolore anche se risulta difficile risolvere il problema del paziente.
Per tutte queste ragioni, suggerisco ai miei pazienti di rivolgersi a un medico omeopata per impostare una cura finalizzata non tanto alla risoluzione del singolo episodio di aftosi quanto che modifichi e migliori e rafforzi nel complesso l’organismo del paziente.
Lo suggerisco da anni e ho avuto riscontro che, con il tempo, questi pazienti ottengono non solo che gli episodi di aftosi si riducono per intensità e frequenza fino a sparire ma anche, nel frattempo, migliorano anche su altri fronti (per esempio sonno, digestione, stanchezza percepita).
Come per tutte le situazioni di salute complesse nella loro origine, si richiede un approccio serio e continuativo da parte del paziente che deve diventare parte attiva del suo trattamento di cura imparando ad osservarsi e a collaborare col medico.
Per ognuno sarà necessario un tempo di cura diverso e dipendente dalla sua storia di salute di tutta la vita.
La soluzione è più rapida se si riesce ad intervenire in giovane età; quando il problema è inveterato da anni e anni ci vuole forse più tempo e pazienza ma una cura di terreno è comunque utile e auspicabile.
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