Molti pazienti credono che, superata la fatica economica o la paura che si può avere per mettere un impianto, non ci possano essere più problemi alla bocca. Niente di più sbagliato!
Eseguire un impianto dentale o fare una riabilitazione implantoprotesica, benché sia la terapia dentale più attuale e maggiormente proposta (non sempre necessariamente la più adatta o utile per il paziente) può essere, a seconda della complessità della situazione di partenza, anche la terapia più portatrice di complicanze a breve (postoperatorie chirurgiche) o a lungo termine (protesiche o parodontali).
Avere un po’ di dolore nei tre giorni successivi all’intervento e anche del gonfiore può essere normale. Molto dipende dalla complessità dell’intervento e da molti fattori che qui non possiamo certamente ipotizzare o elencare perché sono ogni volta diversi per ogni paziente.
Certo è che ogni intervento chirurgico, specie quelli implantari, hanno in sé una percentuale di rischio e una di possibile fallimento. Per questo è di grande importanza scegliere il professionista a cui ci si affida, chiedere chiarimenti circa i vantaggi i rischi e il tipo di riabilitazione. Inoltre, è bene ricordare che l’implantologia va affrontata solo se la bocca è assolutamente in ordine dal punto di vista igienico, ben curata, gestita, pulita e priva di patologia in atto (non ci devono essere fistole, granulomi, malattia parodontale, etc.).
In sintesi, la priorità non è scegliere un posto che “costa poco” (che sia un centro dentistico qualsiasi in Italia o all’estero) bensì un posto che “costi il giusto” e dia garanzie di professionalità ed esperienza.
Il poco o il tanto del costo è una valutazione ovviamente molto soggettiva ma è l’unico parametro, purtroppo, secondo cui molti pazienti decidono se affidarsi alle cure di un dottore rispetto ad un altro. Il mio invito in questa sede è quello di considerare anche altri aspetti quali la disponibilità del professionista, la sua formazione e vocazione professionale, la sua facile reperibilità e accessibilità (fondamentali in caso di una complicanza).
Se il dolore è insopportabile o continua dopo il terzo giorno o, peggio, va aumentando significa che c’è una qualche complicanza che bisogna valutare sottoponendosi a controllo. Non bisogna aspettare che passi con ansia e paura: il professionista è lì apposta per essere interpellato.
A volte capita che l’osso abbia reagito male all’insulto causato dall’atto chirurgico e che la guarigione non avvenga come di norma: questo impedisce una corretta osteo-integrazione dell’impianto (cioè l’osso non riesce a ricrescere correttamente sulla superficie dell’impianto). Impropriamente viene chiamato “rigetto”. Se questo avviene nel breve, dopo circa 35/40 giorni, l’impianto si muove facilmente ed è necessario rimuoverlo.
Altre volte, invece, i problemi possono insorgere a una certa distanza di tempo dall’atto chirurgico: in questi casi il paziente normalmente riferisce di avere un continuo fastidio o disturbo nella zona operata o in distretti adiacenti. Poiché il disturbo non è acuto, il paziente lascia spesso passare tempo prima di decidere di riaffrontare il problema. Si può avere dolenzia, sensazione di pesantezza, gonfiori che vanno e vengono, lieve e non necessariamente doloroso spurgo di pus, risentimento della gengiva che appare gonfia e sanguinante.
È necessaria un’approfondita analisi e valutazione con radiografie e osservazione clinica per capire, caso per caso, quale possa essere la causa.
Infine, ci possono essere problemi agli impianti e alla protesi costruita su di essi a breve, medio o lungo termine.
Gli impianti possono rompersi o svitarsi (problemi meccanici da eccessivo o scorretto carico o da sovraccarico masticatorio) o si possono verificare delle perimplantiti (infiammazioni dei tessuti di sostegno dell’impianto) che determinano alla lunga la perdita dell’impianto e la necessità di dover rivedere il lavoro di protesi che era stato eseguito su di essi.
Oltre alla corretta progettazione del lavoro e alla corretta esecuzione dell’atto chirurgico (variabili imprescindibili ai fini di una buona riuscita della cura), resta assolutamente necessario da parte di ogni paziente che abbia ricevuto questo tipo di cure implantari sottoporsi regolarmente e continuativamente a delle visite di controllo cadenzate.
Il dentista valuterà ogni volta se è necessario o utile fare radiografie di controllo e monitoraggio dell’andamento del problema per decidere se e come e quando sia il caso di intervenire, oppure si occuperà di migliorare la condizione igienica della bocca (principale fattore di rischio) o osserverà se ci sono segni di sovraccarico o usura anomale della parte protesica a cui porre rimedio con bite di protezione.
Ecco perché è estremamente importante rivolgersi solo a studi dentistici seri e ad alto accudimento nei confronti del paziente riabilitato con impianti e che si facciano carico di un protocollo di richiami cadenzati e propongano ai pazienti un programma di monitoraggio nel tempo.
Ed ecco perché, quindi, è bene che il dentista cui ci affidiamo sia facilmente reperibile e raggiungibile e non a ore di viaggio di distanza o peggio ancora non più presente al momento del nostro bisogno.
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