All’interno del nostro studio dentistico associato, io, la Dottoressa Bittante, sono il medico che ha studi di omeopatia nella sua formazione e che la pratica personalmente.
Ho interesse anche verso altre cure naturali ma, nel mio grado di conoscenza, non ho mai incontrato soluzioni davvero efficaci per rimuovere i depositi di tartaro.
Con corrette cure di terreno associate ad accorgimenti nutrizionali, immagino sia possibile ridurre la propensione a produrre il tartaro, ma si tratta di una mia ipotesi personale, assolutamente da verificare, e – lo ammetto – non ho mai avuto finora casi di pazienti con questo tipo di problema.
Oggi, quindi, la mia risposta a questa domanda è “no”. Cerchiamo intanto assieme, in questo articolo, di capire meglio come rimuovere il tartaro nei denti e se i rimedi naturali funzionano davvero.
Il tartaro è una placca batterica che nel tempo si è “calcificata” attorno ai denti, sia sopra che sotto la gengiva. Per questo motivo, non può più essere rimossa da quelle superfici con il normale spazzolamento eseguito dal paziente, ma necessita di appositi strumenti vibranti utilizzati in modo professionale da un dentista o da un igienista dentale.
Questi depositi duri di tartaro crescono via via attorno ai denti e chiudono lentamente gli spazi che, in condizioni normali, devono esserci tra un dente e l’altro e dove prende il suo spazio la papilla gengivale (quel triangolino rosa che sta appunto tra due denti contigui).
Il deposito di tartaro, quindi, schiaccia, comprime, “soffoca”– per così dire – la papilla gengivale e determina, nella fase iniziale, uno stato di gengivite (cioè infiammazione della gengiva) che, se preso in tempo, può essere reversibile.
La papilla gengivale rappresenta il punto più delicato della gengiva e svolge un compito molto nobile: avvolgere il colletto del dente e proteggere la radice e l’osso di sostegno dei denti dalla colonizzazione della placca batterica che alberga nella bocca.
Quando la gengiva gonfia e infiammata si “distacca” dalla superficie del dente e cessa di svolgere la sua funzione protettiva, si comincia a passare dallo stadio della gengivite (reversibile) a quello della parodontite, ovvero l’infiammazione dei tessuti profondi di sostegno dei denti, che invece non è reversibile a causa di danni non sempre rimediabili.
Rimuovere il tartaro regolarmente è dunque essenziale se si vuole mantenere la salute delle gengive e, di conseguenza, prevenire la perdita dentale nel tempo.
Come ho spiegato prima, io non conosco un “rimedio naturale” per rimuovere il tartaro.
La cosa più semplice e naturale è spazzolare in modo corretto i denti, per rimuovere la placca batterica su cui si depositano i sali minerali presenti nella saliva.
Questo fenomeno di deposito, in alcuni pazienti, è più accentuato che in altri e dipende da tanti fattori differenti, tra cui:
Come sento raccontare spesso da alcuni pazienti, il tartaro non si rimuove spazzolando i denti con il normale bicarbonato che si usa in cucina o facendo risciacqui con aceto.
Anzi: queste procedure, se protratte nel tempo, rischiano di causare seri danni allo smalto dei denti.
Il dentista usa strumenti che vibrano per sgretolare questi accumuli e un’apposita polvere di bicarbonato micronizzato (cioè lavorato in modo da avere particelle tutte tondeggianti e di pari misura) che viene spruzzato in pressione sulle superfici dei denti liberate dal tartaro, per renderle lucide e completamente lisce.
In genere, si raccomanda una seduta di pulizia ogni 6 mesi, ma in realtà solo il dentista che ti ha in cura e in osservazione può indicarti l’intervallo di tempo più idoneo al tuo caso.
Alcuni dei fattori che condizionano questa decisione sono:
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